Yoga e Musica

“L’essenza di tutti gli esseri è la terra,
l’essenza della terra è l’acqua.
L’essenza dell’acqua sono le piante,
l’essenza delle piante è l’uomo,
l’essenza dell’uomo è la parola,
l’essenza della parola è la Sacra conoscenza (Veda),
l’essenza dei Veda è il SAMA-Veda (parola, tono, suono),
l’essenza del SAMA-Veda è OM.”

Chandoya Upanishad

Lo Yoga, come abbiamo accennato ha uno stretto riferimento con la musicoterapia.
In particolare, il Raja Yoga, ha una dinamica basata sull’uso del Mantra che è assegnato individualmente dall’insegnate all’allievo: esso ha una relazione molto stretta con il linguaggio, da una parte, e con la musica, dall’altra. I Mantra provengono dal Sanscrito, la lingua più antica della nostra razza Indoeuropea.
E’ una nozione comune che un linguaggio provoca, a livello di cellule nervose, una risonanza diversa da un altro linguaggio. Ad esempio, la risonanza prodotta dal francese come lingua latina è diversa dalla risonanza prodotta dall’inglese sugli emisferi cerebrali. Così la risonanza provocata dall’uso di un mantra (parola sanscrita) provoca una rotazione molecolare atomica e sub-atomica, a livello delle cellule nervose, diversa da quella provocata dalle altre lingue. A questo proposito bisogna tener conto che il sanscrito è la lingua più antica e quindi la più vicina al patrimonio genetico e culturale della nostra razza; una lingua depositata ai livelli più profondi della memoria dell’individuo.
La relazione con la musica si spiega in maniera molto semplice: il mantra è una vibrazione risonante e, utilizzata in maniera opportuna dal soggetto che medita, provoca una risonanza vibratoria sugli organi interni, coinvolgendo le ghiandole endocrine fino a stimolare determinate zone della corteccia cerebrale.
L’utilizzo del Mantra nel Raja Yoga non prevede la ripetizione verbale all’esterno, ma l’utilizzo, del Mantra stesso, verso l’interno.
L’uso del Mantra avviene a livello sottile ed è più vicino all’apparato occulto dell’individuo, realizzando un effetto di sintesi. Nel Raja Yoga non si parte dalla periferia dell’organismo per arrivare poi alla mente, come può succedere nella pratica dello Yoga fisico; si parte, invece, dal piano dell’attività pensante superficiale e il suo effetto da un lato si riflette sul piano organico-fisiologico e dall’altro sul piano più profondo, coscienziale. Questo perché la mente affonda le sue radici sul piano organico, da un lato, e dall’altro verso il piano superconscio. Potremo paragonare la mente ad un albero con le radici nel piano organico e con i rami che procedono verso il piano più profondo coscienziale.
La mente, quindi è il tramite che collega i due aspetti, quello più grossolano e quello più sottile dell’individuo. L’azione del Mantra, attraverso la risonanza prodotta sugli organi interni, da un lato, e sulle ghiandole-sistema nervoso, dall’altro, mette in una condizione psicofisiologica ottimale l’organismo umano per consentire alla mente di trascendere, cioè portarsi dai piani più superficiali dell’attività pensante ai piani più profondi dell’attività coscienziale, dove, secondo la tradizione dello Yoga, è sepolto il nostro “Sé”.
Questo processo è di enorme importanza su tutti i livelli, dal piano della salute dell’organismo fino al piano evolutivo.
Dal piano della salute perché una risonanza ottimale degli organi interni, in definitiva, non è altro che una buona fisiologia degli organi interni, una buona funzione degli stessi, una buona armonia e una buona comunicazione tra questi.
Il processo di trascendenza, che è consentito in questa maniera alla mente, mette in movimento il meccanismo evolutivo dell’individuo. Evolversi, in questo caso, significa niente altro che poter avere la possibilità di utilizzare tutti i mezzi a disposizione nella maniera ottimale, quindi di rendere attuali le cosiddette potenzialità dell’Essere. L’umanità, se considerata in generale, utilizza, cos come asseriscono tutti gli studiosi, solo una parte delle sue possibilità; svolge, ovviamente, le sue funzioni vegetative che gli consentono di mantenere l’organismo in vita, svolge, però, solo in parte le sue funzioni superiori che sono, dagli studiosi del cervello umano, messe in relazione con la corteccia cerebrale. Nessun paragone si può fare tra la corteccia cerebrale dell’uomo e la corteccia cerebrale degli altri animali. Per esempio, è vero che il delfino o altri altri animali hanno il cervello più grande, più convoluto di quello dell’uomo, però è anche vero che lo strato della corteccia cerebrale dell’uomo è più spessa di qualsiasi altro animale, quindi è più sviluppato rispetto a qualsiasi altra forma vivente, almeno sul pianeta Terra. Questo consente all’uomo di svolgere le sue funzioni creative, di dedicarsi all’arte, di avere immaginazione, di avere delle relazioni complesse così come si hanno in una società organizzata come quella umana. In definitiva consente all’uomo quella che è la possibilità di andare nell’extra-temporale.
Così come l’uomo è diviso tra l’essere e l’avere, tra l’ego e il super ego, tra l’aspetto vegetativo delle sue funzioni e l’aspetto creativo delle sue funzioni, la natura della mente da un lato è sul piano temporale e dall’altro è su un piano extratemporale. È sul piano temporale quando svolge le funzioni legate alla pura sopravvivenza, è sul piano extra-temporale quando ha la possibilità di programmare il futuro; qualsiasi individuo può decidere cosa fare domani, tra un mese o fra un anno o, addirittura, fra 10 o 20 anni. Queste possibilità sottovalutate sono, invece, di straordinaria importanza e sono dovute alla natura temporale ed extra-temporale della Mente. Durante l’esercizio di Raja Yoga, che molti soci della I.S.S.U.P. svolgono quotidianamente, la mente trascende il piano temporale. Il socio trascorre in esercizio, mattina e sera, pochi minuti. Una delle prime esperienze è la scoperta che il tempo trascorre in maniera rapida, cioè non ci si accorge del passare dello stesso.
Questo è possibile poiché l’organismo, durante la trascendenza, è sottratto al piano relativo organico e quindi consente un recupero dell’energia da questo piano ed una eliminazione di tensioni e stress. L’effetto risonante del Mantra è paragonato all’eddetto che può avere una buona musica sull’organismo. Questa è ovviamente solo un’analogia ma che consente di avvicinarsi ad una maggiore comprensione del Raja Yoga. E’ una nozione comune che determinate musiche, soprattutto quelle classiche, hanno un effetto benefico su vari livelli con consequenziali migliorati comportamenti individuali.
Nel regno vegetale le piante subiscono l’effetto positivo della musica o viceversa l’effetto negativo, nel regno animale esperimenti fatti in allevamenti hanno provato che determinate musiche fanno produrre alle mucche più latte rispetto ad altre musiche. Così a livello dell’uomo la grande diffusione del mezzo musicale è dovuta al benessere e alle sensazioni positive che la musica può sollecitare nell’organismo.
L’orecchio umano, e quindi le vie nervose connesse all’orecchio umano in effetti si portano nel cervello dell’uomo e stabiliscono delle connessioni da un lato con la corteccia cerebrale quindi con funzioni che consentono funzioni superiori nell’uomo, e dall’altro con il sistema vegetativo che consente invece la vita organica vegetativa dell’individuo. Ecco perché un effetto vibratorio musicale può riverberare, risuonare, dare i suoi effetti sia sul piano delle capacità creative superiori. La stessa cosa avviene con l’uso del Mantra che non è altro che un suono, usato all’interno, che si associa quindi con il senso dell’udito e ne consente al tempo stesso la sua trascendenza. Secondo la tradizione insegnata da maestri indiani i Mantra non sono altro che concentrati di energia positiva che danno l’accesso alle proprie profondità interiori. È per questo che l’assegnazioni del Mantra è di fondamentale importanza e gli insegnanti devono essere abilitati solo dopo un lungo training e dopo che hanno avuto sufficienti esperienze per consentire all’altro individuo di accedere a sua volta ai piani coscienziali più profondi. Quindi l’inizio è di fondamentale importanza in questo processo, una volta avviato bene, l’allievo può tranquillamente continuare la propria esperienza nella sua vita quotidiana senza sottrarre eccessivamente tempo al suo piano relativo. Praticare il Raja Yoga significa innaffiare le radici per vedere rifiorire l’albero.
L’uomo con una tecnica che lo porta direttamente alla sintesi ha la possibilità di mettersi in contatto con le proprie radici e di rigenerare il proprio humus naturale con tutti i benefici che si riflettono a livello della sua vita. In genere nell’uomo la sua felicità, la sua gioia, sono legate alle circostanze esterne; quando riceviamo una gratificazione sul lavoro, in famiglia, quando le cose vanno più o meno bene, allora ci possiamo ritenere soddisfatti e felici. Spesso, quando invece le circostanze esterne vanno contro la propria soddisfazione e diventano avverse, quando il figlio non gratifica il padre o la madre, non si riceve quello che ci si aspettava sul piano lavorativo o altro, quando quindi non si è gratificati a livello dei propri desideri personali allora interviene l’infelicità e l’insoddisfazione dell’uomo. Lo Yoga, invece, dà la possibilità all’individuo di godere della beatitudine e della gioia che sono la reale natura dell’essere, il cosiddetto Sé individuale indipendente dalle circostanze esterne. È un processo ovviamente che avviene di tempo in tempo e l’esperienza che si ha anche dalle prime fasi della pratica dello Yoga è una situazione di espansione, gioia e beatitudine che non è motivata da nessun fattore esterno e che invece trae origine dalla propria natura interiore. Il contatto con queste prime esperienze deve essere rafforzato con la pratica costante.
Lo Yoga non toglie niente al piano relativo agli effetti, alla famiglia, al lavoro anzi aggiunge a tali livelli la soddisfazione dell’autocoscienza che amplifica il positivo della vita personale dell’individuo. Sono stati condotti numerosi esperimenti e studi per cercare di spiegare scientificamente l’effetto dello Yoga sull’uomo.
Sono stati, per esempio, amplificati attraverso apparecchiature idonee, tutti i cosiddetti rumori che avvengono nel nostro organismo come il battito del cuore, il flusso del sangue nelle arterie, i suoni che sono provocati dal passaggio dell’aria nelle vie respiratorie, i rumori intestinali e così via.
Se si riuscisse ad ascoltare anche per soli pochi minuti quei suoni l’individuo probabilmente impazzirebbe perché sono tanti e tali e assomigliano a suoni che si possono ritrovare in natura, il flusso di una cascata, un uragano sul mare, il vento che passa attraverso gli alberi e così via. Per fortuna il nostro meccanicismo è costituito in maniera tale che l’uomo stesso non sente i propri rumori interni. In alcuni disturbi, l’uomo è consapevole dei suoi rumori come il battito cardiaco e già in queste situazioni si sta passando dalla fisiologia alla patologia. L’importanza della mente sul fisico è adesso anche convalidata dalla cosiddetta medicina psico-somatica che riconosce come siano somatizzate le tensioni psichiche sul piano fisico.
Qualsiasi malattia ha quindi un risvolto fisico da un lato e un risvolto psichico dall’altro, essendo l’uomo una entità che non è mai andata separata, perduta. Quando si pratica il Raja Yoga l’azione risonante del Mantra tende ad armonizzare tutti i “rumori” già presenti all’interno dell’organismo, in questa maniera l’organismo si mantiene in un equilibrio senza sprecare un surplus di energia per mantenere ad esempio una tensione che è andata a formarsi sul lavoro cardiaco oppure è andata a costituirsi sul lavoro del fegato o sul diaframma quindi sulla respirazione, cioè depositata a vari livelli. Invece questo surplus di energia è risparmiato e utilizzato per consentire alla mente di esperire livelli più profondi.
Con la pratica del Raja Yoga si determina in altri termini un maggiore ordine interno.
Un riscontro di notevole interesse si è dimostrato la diminuzione del consumo di ossigeno durante la pratice dell’esercizio.
In soggetti esperti può diminuire fino al 25%. In definitiva le ricerche condotte indicano che si realizza nell’organismo durante la fase del Raja Yoga uno stato di relax che consente di eliminare le tensioni.
Il sistema nervoso libero dallo stress sarà la base fisiologica su cui poggia una mente in espansione.
Lo Yoga non dovrebbe essere utilizzato come terapia; è bene che una persona malata prima di intraprendere o comunque durante la pratica dello Yoga sia sostenuta se necessario da una terapia appropriata preferibilmente una terapia naturale che non apporta elementi tossici all’organismo.
Si può imparare a praticare il Raja Yoga in ognuno dei principali centri I.S.S.U.P. in Italia. Uno staff di medici e Psicologi seguirà in maniera diretta e personale ogni allievo. La pratica del Raja Yoga si può imparare in modo facile e in poco tempo. E’ un fenomeno spontaneo della mente.